Uno
scrittore “non incluso”. Così si autodefinì Ennio Flaiano, umorista, scrittore, drammaturgo,
giornalista, sceneggiatore. Lo ricorda
Andrea Camilleri in un convegno nel suo paese natio, Pescara, il 6 marzo 2010, dal titolo “Nostalgia e attualità di Flaiano”. L’intervento viene poi pubblicato su Il
Messaggero il 20 marzo 2010 e inserito nel libro Come la penso edito
da Chiarelettere nel 2013.
Flaiano pubblicò sei libri (fu il primo a vincere il Premio Strega col romanzo Tempo di uccidere). Scrisse per diverse riviste
e lavorò a lungo con Federico Fellini. “Una produzione di così alta qualità, di così sottile, penetrante,
ironica intelligenza, di così raffinata eleganza di scrittura, non ha avuto dalla maggior parte della
critica militante – dice Andrea Camilleri – quel serio riconoscimento che
avrebbe ampiamente meritato. Le ragioni di questa indifferenza, o diffidenza,
se preferite, ha tentato di spiegarle principalmente Maria Corti adducendo in
primo luogo l’incapacità tutta italiana «di cogliere e assimilare ironia» e in
secondo luogo la scarsissima diffusione, sempre in Italia, delle opere dei
«memorialisti ironici e satirici»”.
“Non riempiono gli scaffali”, dice Maria Corti che, assieme a Anna Longoni, ha curato i volumi con le
opere di Ennio Flaiano, usciti per i Classici Bompiani.
Andrea Camilleri non
si trova d’accordo però con le motivazioni: “A mio avviso non sono gli italiani ad essere impermeabili all’ironia o
alla satira. L’ironia e la satira hanno sempre fatto e continuano a fare
parte integrante del tessuto della cultura più popolare, ne sono state anzi
l’espressione più schietta e felice nel corso della nostra storia. Il rifiuto
avviene non da parte degli italiani, ma da parte della togata critica italiana
allorché la satira o l’ironia escono dalla suburra per salire nel, si fa per
dire, tempio della letteratura”.
Andrea Camilleri chiarisce il concetto di satira, spiega cos’è a chi
attacca: “La grandissima maggioranza della
satira, sia essa popolare o colta, ha sempre avuto come bersaglio il potere e i
potenti. E quindi ha trovato e trova una larga condivisione. Solo una piccolissima minoranza fa satira
di costume, si rivolge cioè al vicino di casa, al suo simile, al suo stesso
lettore. E peggio, talvolta s’indirizza verso chi fa lo stesso mestiere
dell’autore. Cioè i letterati, gli scrittori, i critici, gli sceneggiatori,
quelli che in parole povere vengono detti intellettuali”.
Flaiano, dice Camilleri, fa un ritratto spietato degli italiani: “Non
concede indulgenze, spesso è feroce, elegantemente feroce verso gli altri e può
permetterselo perché prima di tutto lo è verso se stesso”.
Ennio Flaiano, conclude Camilleri, “continua a essere vivo, a essere continuamente citato, più passa il tempo e più le sue parole
acquistano lucentezza e vigore”.
(Foto tratta da Wikipedia).